Allievo di Heidegger, profondamente turbato dalla non opposizione del maestro al nazismo, inizia a riflettere criticamente sulla filosofia esistenzialistica e su tutta la filosofia occidentale, per individuare i motivi culturali che avevano indotto persone di grande valore scientifico a non assumere atteggiamenti responsabili, in momenti storicamente cruciali. Per Jonas il pensiero occidentale è stato caratterizzato dalla separazione tra uomo e natura, separazione che può spiegare lo scarso interesse per il mondo che ci circonda.
Egli ha cioè tentato di elaborare una nuova etica globale della civiltà tecnologica. Quest'ultima è definita un "Prometeo scatenato", riferendosi all'atteggiamento tipico dell'uomo occidentale, il quale persegue l'ideale baconiano di dominio illimitato sulla natura (qui spiegato). Così facendo, sostiene il filosofo, la civiltà sta minacciando la sopravvivenza stessa del globo ("viviamo in una situazione apocalittica [...] nell'imminenza di una catastrofe universale").
Questa nuova etica deve basarsi sulla responsabilità, seppur in maniera differente dai modelli tradizionali, in quanto questi ultimi si soffermano unicamente sull'uomo e sul contingente (sull'hic et nunc); questa nuova etica deve invece tener conto anche del mondo extraurbano e delle generazioni future: significativa la massima "se continuiamo a consumare energia e a inquinare il pianeta con gli attuali ritmi, che destino riserveremo ai nostri figli e nipoti?". Al classico imperativo categorico kantiano sostituisce un ben più attuale e concreto nuovo imperativo etico: "Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un'autentica vita umana sulla terra".
In termini filosofici, alla pericolosa euforia che accompagna l'utopismo moderno (derivante sia dal pensiero baconiano che da quello marxista), Jonas contrappone la modestia e la cautela, che fanno parte della nuova etica della responsabilità già spiegata; aggiunge inoltre che "la responsabilità si nutre sia della speranza che della paura". Questo principio di responsabilità si pone dunque come una "terza via" tra l'eccesso di speranza (come in Ernst Bloch) e l'eccesso di disperazione (come in Gunther Anders): infatti Jonas conserva una certa, seppur moderata, fiducia nella ragione e nella libertà dell'uomo.
Da notare che il timore di una possibile catastrofe ecologica lo porta inoltre a criticare la Chiesa e il magistero "dissennato" del Papa a proposito della natalità.
Infine, il filosofo ha preso posizione anche su altri temi quali la bioetica, cioè eutanasia e manipolazione genetica, e il problema del male: arriva perfino ad abbandonare il concetto di onnipotenza divina.
Si osserva dunque come il pensiero di Jonas sia l'astrazione filosofica dei grandi eventi degli anni '70 riguardanti l'ambiente, quali il Rapporto sui limiti dello sviluppo e i primi movimenti ambientalisti (qui analizzato). In realtà queste idee sono più che mai valide al giorno d'oggi.
Hans Jonas |
Fonti:
libro di testo: Abbagnano, Fornero, L'ideale e il reale 3, Pearson
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