Il saggiatore |
Questo rapporto, se in filosofi quali Bruno e Spinoza era di tipo metafisico, ora diventa di stampo prettamente scientifico e matematico. Sostiene infatti che "La filosofia [della natura] è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscere i caratteri ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi [sic] è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto" (Il Saggiatore (1623), in Opere, vol. VI, p. 232).
Per l'analisi del suo pensiero cito una parte di quanto scritto in questo articolo: "E' bene ricordare che lo scopo di Galileo non era quello di spiegare l'esistenza del mondo e la sua essenza ma il modo di essere e le leggi che ne regolano il funzionamento. Sosteneva che la natura, essendo rivelazione di Dio, è soggetta a leggi ben precise che si possono ridurre in termini matematici e l'uomo, attraverso la sua intelligenza può giungere alla conoscenza di quelle leggi che regolano i fenomeni naturali. Per Galileo le conoscenze umane devono nascere dalla presa diretta della realtà e dalla “sensata esperienza”, ovvero la conoscenza della realtà che si ottiene dall'intelletto e dai sensi."
Infine, "Come Husserl scriverà poi in Krisis, capolavoro della sua maturità, con Galileo è iniziata la separazione tra il mondo della percezione e quello della scienza. Una separazione che avrebbe portato alla terza antinomia di Kant. Machiavelli fondò dunque la moderna concezione dell’umano, Galileo la moderna concezione della natura: la modernità, con la sua costitutiva scissione tra mondo umano e natura, ha le proprie radici saldamente piantate in Italia."
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