"Chiamerò il nostro mondo Flatlandia, il paese piatto, non perché sia così che lo chiamiamo noi, ma per aiutarvi a comprendere la natura, miei fortunati Lettori che avete il privilegio di vivere nello Spazio.
Immaginate un immenso foglio di carta sul quale, invece di rimanere fermi sul posto, si muovono liberamente, sopra o dentro la superficie, Linee rette, Triangoli, Quadrati, Pentagoni, Esagoni e tante altre Figure geometriche, senza però avere la possibilità di sollevarsi al di sopra della superficie o di sprofondare al di sotto, simili a ombre, però dotate di consistenza e provviste di un bordo luminoso. In questo modo vi sarete fatti un'idea del mio paese e dei miei compatrioti. Ohimè, solo pochi anni fa avrei detto "del mio universo", ma nel frattempo la mia mente si è aperta a una visione più elevata delle cose". (Edwin Abbott - Flatlandia)
Normalmente pensando ad un ecosistema ci si riferisce ad esempio a paesaggi marini o terrestri (come questi), estremamente complicati e pullulanti di organismi viventi di ogni genere, e certamente non a semplici segmenti o figure bidimensionali… tuttavia questo bizzarro "ecosistema" esiste realmente, almeno nella mente di Edwin Abbott, scrittore del romanzo fantastico Flatlandia (1884), del quale ho riportato l'incipit. In questo racconto si narra di un ipotetico universo bidimensionale. Esso è analizzabile sotto vari aspetti, tra cui:
- scientificamente, affronta in modo molto originale il problema di un universo a più dimensioni;
- letterariamente, è una satira della società vittoriana;
- filosoficamente, è una critica contro il positivismo.
Una delle trasposizioni cinematografiche è il seguente cortometraggio del 1982:
Fonti: analisi libro
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